Jobs Act e Sorveglianza Telematica

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Come ormai è risaputo, il Jobs Act ha portato con se alcune norme per autorizzare la sorveglianza sui dispositivi telematici, da parte del datore di lavoro. Tecnicamente cosa comporta questo?

Premesso che l’utente DEVE essere informato e sottoscrivere questo trattamento, la sorveglianza dei dispositivi telematici include diversi aspetti.

La sorveglianza della navigazione internet è la prima cosa che viene richiesta. Lo scopo è verificare che il traffico internet sia indirizzato a scopi professionali e non ricreativi. Non c’è, ovviamente, la possibilità di “leggere” i dati della navigazione quindi, per intenderci, non è possibile visualizzare i messaggi postati su Facebook ma è possibile vedere che l’utente ha passato il pomeriggio su quell’home page senza aprirne altre.

La sorveglianza delle mail aziendali prevede che il datore di lavoro possa entrare a conoscenza delle comunicazioni perché “proprietà dell’azienda”. Un uso non corretto della mail aziendale (magari per scopri privati) è responsabilità dell’utente. La sorveglianza può prevedere tanto l’accesso alla casella che il re-indirizzamento automatico della posta su un server controllato da altri dipendenti.

La sorveglianza delle comunicazioni mobili, prevede il controllo del tabulato e non l’ascolto delle telefonata.  Mentre i messaggi possono essere considerati alla stregua delle mail.

In aggiunta a queste semplici principi, è importante capire che in qualsiasi momento il datore di lavoro può esercitare sui dispositivi un’attività restrittiva del traffico web (limitando accesso a servizi e siti) senza preavviso per l’utente.

Al fine di tutelare l’azienda da reati di violazione di copyright, ad esempio, il datore di lavoro può bloccare i servizi di condivisione file (filesharing) e, in presenza di violazioni, scegliere di denunciare il dipendente (ovviamente in presenza di prove tangibili, ad esempio il log delle comunicazioni).

 

Tuttavia…

 

Tutto il clamore che in queste ore sta attraversando i telegiornali, i programmi di opinione, le riviste, etc… è completamente infondato ed è la testimonianza di una profonda ignoranza ed ipocrisia. Tutte le aziende con un minimo di sistema informatico appena decente, prevedono regole di firewalling che impediscono l’impiego di servizi/siti/strumenti dannosi o illegali. Il fatto che il Jobs Act abbia reso esplicite queste formule (per altro già previste in altri dispositivi giuridici) non comporta alcuna reale novità, né giustifica il clamore.

Si perde troppo tempo a spiare le persone e nelle aziende il tempo è denaro, se poi uno ha la coscienza sporca e usa i soldi aziendali per scopi personali…