Cibernetica e Filosofia: il futuro è nelle arti umanistiche

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La Filosofia è  “l’amore per la sapienza”, questo è il suo significato etimologico ed ha un’origine così antica da riportarci all’antica Grecia e a nomi come Platone, Aristotele, Democrito,etc… La Filosofia, nel corso dei secoli, ha creato la società: ha consentito lo sviluppo della tecnologia e della scienza poiché essa coltiva l’osservazione per tutto ciò che è “conoscenza” e prova a disciplinarne e declinarne i principi. Non è quindi un caso che, dietro le principali scoperte scientifiche, ci fossero anche filosofi. Nei prossimi anni, con lo sviluppo della cibernetica e della robotica, il contributo degli umanisti sarà essenziale, vediamo perché.

Chi sono i filosofi

Chi non ha mai sentito parlare di Blaise Pascal? Fu un importante filosofo vissuto tra il 1623 e il 1662, tra i suoi contributi filosofici più importanti c’è il famoso giunco pensante

L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E’ in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale

Il contributo che Pascal fornisce con la “teoria del giunco pensante” è orientato al vivere morale e sembra distante dalla concezione “scientifica” dei matematici eppure fu il primo a costruire una calcolatrice.

Quando ero al liceo apprezzai molto Platone, la sua idea morale di amicizia mi ha accompagnato per molti anni, eppure Platone è uno dei filosofi che, nel Timeo, prova ad immaginare un legame tra il mondo delle idee e il mondo delle cose. Parliamo di due livelli che Platone percepisce come interponessi da un legame che lui forgia in una figura: il demiurgo (al lat. demiurgus, gr. δημιουργός «artefice, ordinatore», propr. « lavoratore pubblico», comp. di δήμιος «del popolo» e ἔργον «opera»). Notate come anche nella stessa etimologia non si perda il contatto con la realtà, con la materia. Non vi è, ad esempio, un legame soprannaturale come in THEOS (Dio).

Perché la cibernetica e la robotica hanno bisogno della filosofia

Perché queste discipline vanno regolamentate e la regolamentazione non può essere meramente tecnica. Non parliamo di “semplici” macchine che si guidano da sole, parliamo di robot in grado di operare scelte in autonomia. Basandosi su parametri acquisiti dall’esterno ma elaborati dall’interno. In grado di auto-apprendere come stanno cercando di fare le tecnologie attuali (v. Il futuro dell’informatica: realtà virtuale e sistemi cognitivi).

La creazione di sistemi artificiali cognitivi richiede un regolamento che va oltre la mera tecnica e sfocia nella figura immaginata da Platone: il Demiurgo. L’uomo sarà il demiurgo delle macchine che creerà, opererà da legislatore cercando di creare la corretta connessione tra idee e materia, tra la macchina e l’uomo. E non ci sarà da stupirsi se in breve tempo si parlerà assiduamente di filosofia della cibernetica nella quale si studieranno i principi fondanti del modo di creare e progettare menti artificiali.

La cibernetica abbatterà i lavori procedurali: notai, commercialisti, avvocati, saranno quasi tutti gestiti da macchine ad eccezione di quelle attività creative in cui la componente umana è imprescindibile. Ci sarà la naturale rivalutazione delle arti e dell’intelletto e, in breve tempo, sarà necessario riorganizzare il Diritto.

Diritto Civile e Penale: due facce di una medesima medaglia

Se il Diritto Civile sembra più predisposto per essere modificato, quello Penale offre maggiori spunti di riflessioni e tante difficoltà. La prima è legata al concetto di pena.La pena è un termine discendente dal greco ποινή «ammenda, castigo». Nel contesto penale la pena ha un’effetto restrittivo di una libertà, con conseguente impatto emotivo sull’individuo. Come potremmo gestire questo aspetto con una macchina? Una macchina che apprende e che, pertanto, elabora gli schemi cognitivi in autonomia, come potrà essere “punita”?

Appurata l’eventuale estraneità dei costruttori nell’errore di costruzione, come potrà una macchina essere giudicata e punita? Nell’antica Grecia la punizione (o castigo) aveva un duplice scopo: era una purificazione per il colpevole, ed era un risarcimento morale per la parte lesa. Per questo motivo essa doveva essere proporzionale al reato commesso, anche con la sottrazione della vita del reo.

Andranno quindi stabiliti nuovi principi per la cibernetica, studiati appositamente per mantenere quell’equilibrio tra punizione e reato, tenendo inoltre conto che nel tempo ci siamo evoluti e la punizione è stata affiancata ad un principio di “ri-educazione”.

La letteratura in soccorso della scienza

Tutto è determinato… da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Lo è per l’insetto come per le stelle. Esseri umani, vegetali, o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile. (A. Einstein)

Nei suoi studi più elevati Einstein arriva a concludere che la scienza ha svelato un meccanismo invisibile che, inspiegabilmente, muove l’universo. Se ne comprendono gli ingranaggi più piccoli ma non lo schema collettivo. In questo aforisma torna una versione rivisitata del Demiurgo. Sono passati diversi secoli ma il concetto continua a tornare e tra Platone ed Einstein ci sono migliaia di scienziati e filosofi in grado di sostenere il medesimo concetto.

La letteratura, l’arte in generale, sarà vitale per lo sviluppo di una società che voglia integrare la cibernetica. Creerà uno sviluppo “armonico” (nel senso greco e più classico del termine) tra uomo e macchina, rendendo possibile l’integrazione. Non è un caso che, diversamente da quanto succede oggi, molti scienziati si insignivano dell’importante laurea in filosofia:

  • Albert Einstein
  • Galileo Galilei
  • Leonardo Da Vinci
  • Aristotele
  • Pitagora

I più grandi matematici sono filosofi, poiché alla base delle loro teorie vi è la necessità di rispondere a quesiti nati dall’osservazione della realtà e dell’universo.

La sfida di oggi e di domani

Le università oggi devono avere il compito di non accentrare la conoscenza solo sotto il cappello “tecnico” dove per tecnica intendiamo:

Insieme delle norme su cui è fondata la pratica di un’arte, di una professione o di una qualsiasi attività, non soltanto manuale ma anche strettamente intellettuale (Treccani)

La crescita della disciplina deve essere garantita dalla coesione tra la tecnica e la filosofia benché la prima non può esistere senza la seconda ma la seconda può esistere senza la prima.

Il modello platonico di sviluppo

Il pensiero platonico è una base di partenza molto valida per comprendere l’approccio che il filosofo ha tenuto nell’osservare l’universo.

Platone introduce due concetti essenziali, quello di immagine e quello di idea:

  • l’immagine è correlata alla conoscenza sensibile. Di conoscenza sensibile parla anche Aristotele ed è quella conoscenza che si può acquisire attraverso i sensi;
  • l’idea è correlata alla conoscenza intellettuale. Si parla di conoscenza intellettuale legando il concetto a Kant ma per il momento diciamo che la conoscenza intellettuale è uti sunt ossia così com’è l’oggetto e non uti apparent ossia come appaiono (che fa parte della conoscenza sensibile e quindi dell’immagine) ;

Un’idea più chiara si può avere esaminando un passo del Fedone di Platone.

[…] è evidente che le cose in se stesse hanno una propria essenza stabile, non sono per rapporto con noi, né sono trascinate da noi in su e in giù con la nostra immaginazione, bensì sono per se stesse in rapporto con la loro essenza, come sono per natura . […] c’è di ciascuna cosa un genere e una essenza in sé e per sé Dunque la realtà si pone su due piani diversi: uno immutabile ed eterno, colto dall’intelletto; l’altro mutabile e transitorio, colto con i sensi: […] vi è una forma di realtà che è sempre allo stesso modo, ingenerata ed imperitura, che non accoglie dal di fuori altra cosa, né essa passa mai in altra cosa, e non è visibile né percepibile con altro senso. Ed è questo, appunto, che all’intelligenza toccò in sorte di contemplare. E bisogna ammettere che di nome uguale e ad essa somigliante vi è una seconda forma di realtà che è sensibile, generata in continuo movimento, che nasce in un qualche luogo e nuovamente di là perisce. E questa si comprende con l’opinione che si accompagna alla sensazione. (Platone – “Fedone”)

Il modello platonico quindi offre due volti: quello “reale” dell’idea e la sua immagine, ossia quella esperita attraverso i sensi. Molte discipline disaminano questa dualità, non ultima la psicoanalisi Freudiana nell’individuazione di una proiezione interna di un’entità reale esterna.

Questa dualità è alla base delle più grandi esperienze universali, tra cui la forza di gravità ed è un modello che coniuga perfettamente la scienza con la riflessione umanistica.

Quanto tempo occorre

Meno di 50 anni saranno necessari per avere sistemi cognitivi complessi e per quella data sarebbe auspicabile che la giurisprudenza si faccia trovare pronta, affiancandosi ad aspetti morali e non solo tecnici. Per quella data sarà necessario un accostamento tra tecnica e filosofia dove, in quest’ultima, si auspica una sinergia tra le discipline di natura umanistica.