Il Responsabile per la Transizione Digitale

Indice

Il Codice dell’Amministrazione Digitale include la figura del “Responsabile per la transizione digitale” che ha disorientato molte Amministrazioni, parliamone per avere spunti di riflessione e identificare bene la questione.

Di cosa si sta parlando

Il Codice dell’Amministrazione Digitale (reperibile a questo indirizzo) include un articolo (Art. 17) denominato “Responsabile per la transizione digitale e difensore civico digitale”. La prima figura è quella più controversa perché le mansioni che dovrebbe assolvere questo Responsabile per la transizione digitale (di seguito RTD) sono molte ed eterogenee. Per questo motivo si pensa che sia impossibile trovare una figura che possa avere tutte le competenze necessarie per poter ricevere tale nomina, tuttavia vi invito a leggere quanto segue nell’articolo perchè proveremo assieme a capire qualcosa di più sul RTD.

Le competenze

Il RTD deve possedere un gran numero di competenze e, per lo più, tutte molto differenti tra loro. Deve, ad esempio, eseguire:

  • coordinamento strategico dello sviluppo dei sistemi informativi, di telecomunicazione e fonia, in modo da assicurare anche la coerenza con gli standard tecnici e organizzativi comuni;
  • indirizzo e coordinamento dello sviluppo dei servizi, sia interni che esterni, forniti dai sistemi informativi di telecomunicazione e fonia dell’amministrazione;
  • indirizzo, pianificazione, coordinamento e monitoraggio della sicurezza informatica relativamente ai dati, ai sistemi e alle infrastrutture anche in relazione al sistema pubblico di connettività
  • accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici e promozione dell’accessibilità anche in attuazione di quanto previsto dalla legge 9 gennaio 2004, n. 4;
  • analisi periodica della coerenza tra l’organizzazione dell’amministrazione e l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, al fine di migliorare la soddisfazione dell’utenza e la qualità dei servizi nonché di ridurre i tempi e i costi dell’azione amministrativa;
  • pianificazione e coordinamento degli acquisti di soluzioni e sistemi informatici, telematici e di telecomunicazione al fine di garantirne la compatibilità con gli obiettivi di attuazione dell’agenda digitale e, in particolare, con quelli stabiliti nel piano triennale.

Questi sono solo alcuni dei punti previsti dal fatidico art. 17 e giustamente molti referenti delle amministrazioni si sono preoccupati che un soggetto con tali caratteristiche non si riesca a trovare.

Realizzazione del RTD

Attenzione però, perchè il CAD non parla di una singola persona, bensì parla di ufficio.

A tal fine, ciascuna pubblica amministrazione affida a un unico ufficio dirigenziale generale, fermo restando il numero complessivo di tali uffici, la transizione alla modalità operativa digitale

CAD – Art. 17

La struttura di questo ufficio è però particolare: non è un ufficio “aggiuntivo” rispetto l’organigramma ufficiale della struttura perchè, come è possibile notare, si parla di tenere presente il numero complessivo degli uffici già esistenti. Potremmo dire che è un ufficio ricavato, nel senso che è un ufficio che viene ricavato dal personale interno sulla base delle competenze distribuite nell’amministrazione. Si parla quindi una sinergia tra soggetti differenti con la finalità di creare il fantomatico ufficio Responsabile della Transizione al Digitale.

A capo di questo ufficio vi è un coordinatore ma l’errore che spesso si compie è credere che questa persona debba essere onnisciente rispetto a quanto dichiarato nel CAD in termini di conoscenza e competenza. In realtà la sua figura di responsabile ha una valenza strategico-programmatica perchè il suo scopo è quello di coordinare per l’appunto la transizione al digitale dell’amministrazione, facendosi aiutare dai dirigenti delle varie aree interessate. Ecco quindi che sempre più spesso il RTD è individuato nella figura di un manager, più che di un tecnico.

Vi è quindi una logica di riuso e sinergia delle risorse già esistenti, al fine di dare una visione d’insieme e, al contempo, individuare un singolo responsabile dello sviluppo della strategia digitale dell’amministrazione. È qualcosa che, obiettivamente, mancava nell’amministrazione pubblica ed è un bene che questa figura sia stata inserita.

Elementi di attenzione

Tra gli elementi di attenzione che ho potuto osservare dagli interventi a convegni e riunioni, vi sono alcune “cattive prassi” comuni nate dal tentativo di voler accontentare la norma, parliamo di quelli più importanti.

La sovrapposizione dei ruoli

Spesso si sente parlare di conflitto di ruoli quando viene nominato un RTD che, contemporaneamente è anche Responsabile dei Sistemi Informativi. Questo perchè il RTD ha, tra i compiti, quello di coordinare e monitorare l’operato dei sistemi informativi e del suo responsabile e quindi significherebbe individuare una persona che, in parole povere, “se la canta e se la suona” da solo. Ce ne sono molte di queste sovrapposizioni e non riguardano il RTD ed in molti sono riusciti ad evitare questo fenomeno affidando l’incarico ad un soggetto più vicino al mondo del management e della gestione piuttosto che del tecnico. Inoltre la creazione di una cabina di regia a cui partecipano i vari dirigenti responsabili delle aree interessate, evita la necessità di sovrapporre ruoli tra il coordinatore e le altre figure.

La giusta formazione

È indubbio che l’Amministrazione Digitale sta cambiando e necessità di nuove conoscenze che possono essere acquisite solo in due modi:

  • Assumendo personale più competente.
  • Formando il personale esistente.

Personalmente ritengo che la formazione del personale esistente sia, nella maggioranza dei casi, preferibile all’assunzione di personale per tanti motivi: il contenimento delle spese, il mantenimento della conoscenza e dell’esperienza, etc…

Vi è quindi bisogno di una formazione “nuova”, più orientata al digitale, ai processi innovativi: si parla ancora poco di firma digitale, c’è molta incomprensione sulle conoscenze di base e invece si dovrebbe essere già al pieno delle informazioni. Oggi si dovrebbe parlare di conservazione del documento digitale e non più di protocollo informatico argomento già ampiamente esaurito. Il personale deve crescere, deve essere orientato ad un lavoro più di concetto che ripetitivo e ciò porta benefici tanto all’amministrazione quanto al personale, impegnato in un lavoro più gratificante e “sopportabile”. Gli uffici finanziari hanno bisogno di una nuova visione che includa la gestione dei pagamenti elettronici, che sia più orientato all’automazione e meno soggiogato e dipendente dalla carta.

Tutto ciò si raggiunge con la formazione intesa come percorso di sviluppo che accompagna l’intero anno di produzione dell’amministrazione e non come intervento singolo, finalizzato al raggiungimento di una piccola competenza. Cambiano quindi le esigenze di lavoro e sono più orientate alla formazione sul lungo termine, in modo continuativo, puntuale ed efficace.

Struttura dell’ufficio del RTD

La struttura che ho sentito funzionare meglio è quella anche più logica: un tavolo tecnico che si riunisce almeno una volta al mese. Il tavolo è coordinato dal RTD, individuato in una persona con profilo di coordinamento e management, impegnato ad avere una visione di transizione al digitale ben precisa (quali servizi esporre al cittadino, in quanto tempo, quali servizi esporre internamente, a chi…). Questa figura attorno a sé ha i responsabili dei vari uffici che, ciascuno per sua competenza, hanno l’obbligo di informarlo sullo stato delle attività svolte per ciascun progetto di transizione e, al tempo stesso, sollevano eventuali aspetti di criticità che vengono risolti di concerto. Parliamo, quindi, di una cabina di regia coordinata da una figura che ha un disegno ben preciso e lo condivide con l’intera struttura. Tali incontri hanno una valenza formale e sono quindi fondamentali per lo sviluppo dell’amministrazione.

Conclusioni

Il Responsabile della Transizione al Digitale è fondamentale per il futuro del Paese e le pubbliche amministrazioni devono capire che è iniziata un’epoca di cambiamento sempre più accelerata e sempre più distante da quella burocratica e cartacea che appartiene al passato. A dimostrazione di questo c’è anche il fatto che si vuole sempre più individuare un responsabile ben preciso e non una struttura fumosa incaricata delle attività di sviluppo e questo anche attraverso ammonimenti e sanzioni economiche da parte del Legislatore.

Siti web delle Amministrazioni non regolari e a rischio di sanzioni

Un’altro aspetto che vorrei sottolineare riguarda il richiamo alla cosiddetta “legge Stanca” ossia la Legge 4 del 9 gennaio 2004 (ora aggiornata con un D.Lgs 106 del 10 agosto 2018). Tale legge, reperibile cliccando qui, regolamenta gli obblighi che il portale di un’Amministrazione Pubblica deve avere in termini di accessibilità; ripeto non parliamo di caratteristiche facoltative ma di obblighi di legge.

Ebbene, questa norma che esiste da più di 10 anni, non è stata quasi mai presa in considerazione dai siti web delle amministrazioni pubbliche ed è una vergogna perchè essa regola i criteri di accessibilità al sito web per chi ha una disabilità (ad esempio gli ipovedenti). Per far capire meglio di cosa stiamo parlando, è come se le strade delle città avessero mantenuto tutte le barriere architettoniche e non vi fossero quindi le rampe per far salire le sedie a rotelle sui marciapiedi, o il percorso in rilievo per i non vedenti. In sostanza il web delle pubbliche amministrazioni è rimasto un luogo per chi non ha disabilità, tutti gli altri sono esclusi o devono attrezzarsi con mezzi proprietari.

La legge Stanca (chiamata così dall’allora Ministro), regolamenta queste modalità di accesso e lo fa, tra l’altro, in modo molto preciso e puntuale. AgID, nel corso degli anni, ha svolto un lavoro impeccabile creando una struttura interna che ha realizzato per chiunque (e quindi anche per le amministrazioni) strutture grafiche per i siti pubblici che implementano tutte le funzionalità di accessibilità e, oltre a queste, anche tanti altri elementi grafici istituzionali che conferiscono una grafica coordinata ai vari portali. La struttura in questione si chiama Designers Italia (https://designers.italia.it)e lo slogan è piuttosto chiaro…

Dentro al sito è possibile trovare risorse gratuite e versatili di ogni tipo, per garantire un aspetto grafico adeguato e funzionalità in linea con quanto previsto dalla norma. Un lavoro realmente di eccellenza che pochi conoscono e che invece dovrebbe essere divulgato largamente. Non vi è quindi alcuna giustificazione per chi, nel 2019, ancora possiede portali fuori-legge soggetti a sanzioni, richiami e ammonimenti e per chi, pur dovendo farlo, non si adegua ad una norma che prima ancora che essere una legge è una dimostrazione di civiltà.