COVID-19 e localizzazione della posizione

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In questi giorni, soprattutto in queste ore, si sta parlando dell’iniziativa (già adottata dal governo cinese) di tracciare gli spostamenti delle persone sul territorio nazionale con grande precisione. Cerchiamo di capire qualcosa di più: ne abbiamo veramente bisogno?

Questioni normative

Le implicazioni normative sono molte ma la più evidente è un delicato rapporto che si andrebbe ad istituire con il concetto di privacy e, quindi, con il GDPR. Ciò detto non dovrebbe stupire che molte aziende (ad esempio Google), salvano da anni la cronologia degli spostamenti dei propri utenti per ragioni legate, almeno in apparenza, alla gestione commerciale degli annunci pubblicitari: so dove vai, ti mando una pubblicità più mirata.

Chiaramente l’utente può disattivare questa funzionalità di “cronologia della posizione” evitando che questa venga salvata all’interno dei server e mantenendo così la sua privacy (almeno si spera).

La questione normativa non riguarda solo il GDPR: come giustamente fanno notare in molti, un’applicazione per il tracciamento potrebbe catalizzare fenomeni sociali di discriminazione che, difficilmente sarebbero contenuti. Se l’applicazione segnalasse i casi di infezione ci sarebbero senza meno problematiche di ordine pubblico.

La Cina non è un modello

Il paragone con la Cina, a mio personale avviso, non è appropriato. La Cina è un regime (per l’esattezza una repubblica socialista monopartitica) mentre l’Italia è una repubblica democratica. Questa è una differenza sostanziale: in un regime la popolazione viene informata delle disposizioni decise dal governo e deve adeguarsi senza alcuna possibile “modifica” o “flessibilità” ai dettami. In una repubblica democratica il popolo esercita dei diritti che può far rivalere se non opportunamente rappresentati dal governo.

Una prova è stata proprio l’assenza della compagine militare tra le strade durante il periodo di quarantena. In molti l’hanno richiesta ma, a differenza del modello sociale cinese in cui le disposizioni vengono imposte sulla popolazione, il nostro è improntato sul “senso civico comune”. Ne consegue che l’adozione di un sistema di tracciamento di massa non potrà mai essere “imposto a forza” alla popolazione e, di conseguenza, non sarà mai veramente efficace.

Attenzione, non è mio interesse esprimere un giudizio di valore sulla differenza tra la condizione politico sociale Cinese e quella Italiana. Se andassimo ad analizzarle ci sarebbero pro e contro in entrambe le situazioni e sarebbe un discorso piuttosto sterile.

È più interessante, a mio giudizio, cercare di fondere quanto c’è di buono da entrambe le culture per creare un ibrido che possa essere sostenibile e funzionante.

L’efficacia

L’efficacia consiste nella capacità di registrare, con precisione e storicità, la posizione di ogni singolo individuo (assumendo che il proprietario del telefono sia poi colui che si sposta), all’interno del territorio nazionale. Cercando di ricostruire non tanto i movimenti, quanto i contatti che può aver avuto con altre persone.

Ciò significa che se una persona affetta da COVID-19 inizia la sua giornata alle nove del mattino, è necessario che:

  • Le persone che incontra abbiano installato l’applicazione e abbiano dato il consenso al tracciamento.
  • Lo smartphone supporti la funzionalità di geolocalizzazione.
  • L’ambiente sia sufficientemente strutturato da non permettere la sovrapposizione di segnale con migliaia di persone accalcate(pensate in un centro commerciale).
  • Il risultato mi permetta di individuare un set specifico e gestibile di persone, in tempi molto rapidi per intervenire.

Se la fattibilità si presenta su strade, ristoranti, locali, già diviene più complesso sui mezzi pubblici (devi sapere che mezzo ha preso), centri commerciali (la massa delle persone è tale che il segnale appare sovrapposto), senza contare le difficoltà tecniche (batteria del dispositivo che si scarica, segnale GPS scadente o assente in alcuni luoghi/dispositivi).

La soluzione a piccoli passi

L’efficienza, in situazioni come queste non inizia dalla tracciatura ma dalla diffusione di una cultura differente che, probabilmente, cambierà dopo questa pandemia. Ecco alcuni esempi:

  • La prenotazione ai ristoranti andrebbe fatta online (in Cina è spesso così), l’applicazione detiene i dati del cittadino che possono essere utili alle autorità per ricostruire non sono lo spostamento del singolo, ma anche gli altri presenti. Nelle nostre prenotazioni, viene chiesto un nome (a volte nemmeno il cognome) e al più un telefono (neanche sempre).
  • L’utilizzo di mezzi pubblici e taxi dovrebbe prevedere il pagamento elettronico piuttosto che cartaceo. È chiaro che questo implicherebbe semplificare molto il processo di acquisto del servizio (che già è piuttosto intuitivo). La possibilità di pagare elettronicamente garantirebbe di tracciare con assoluta precisione data, ora e persona che ha preso quel mezzo. Non si parla del pagamento solo tramite APP, ma della possibilità di estendere l’impiego delle carte contactless sui mezzi pubblici che dispongono di lettore per gli abbonamenti. Come si avvicina l’abbonamento al lettore per segnalare la propria presenza, si dovrebbe poter fare la medesima cosa con il lettore di carte di credito.
  • Visite mediche specialistiche e non dovrebbero in effetti rispettare i dettami imposti dal Ministero della Salute che, tra le altre cose, impongono l’alimentazione dei dati che compongono il fascicolo sanitario elettronico (di cui consiglio la lettura). Della salute dei cittadini, lo Stato deve sapere tutto con assoluto riserbo ma con assoluta completezza.
  • I pagamenti elettronici (mediante carta o APP) permettono di tracciare gli spostamenti con estrema precisione anche dentro esercizi commerciali di qualsiasi natura (dal bar fino al concessionario). Consentendo di tracciare la posizione con data e ora.

Come è possibile notare non è necessario “copiare” un modello che non è vicino alla nostra storia giuridico-culturale. Sarebbe più appropriato potenziare i sistemi che già sono in essere (ad esempio i pagamenti elettronici) diffondendone la cultura e ottimizzando e regolamentando l’uso.

L’Italia ha una grande quantità di banche dati: biglietti del treno, telecamere stradali, varchi elettronici, gestori di parcheggio, che possono aiutare a ricostruire abbastanza agevolmente gli spostamenti di un individuo anche quando questo ha un cellulare scarico o con il GPS non attivo.

Si dovrebbe cominciare da un censimento dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati in modo da poterne far uso su necessità dell’autorità, sapendo in anticipo cosa è possibile trovare in quella zona e cosa no.

Successivamente si dovrebbe pensare a come sistematizzare tutte queste informazioni. Gli Stati Uniti ci insegnano che una moltitudine di dati intercettata troppo elevata difficilmente è utile e può, invece, creare distorsioni nell’interpretazione corretta dei fatti.

Infine, e non per ultimo, si dovrebbe acculturare la massa che, indubbiamente, è stata comprensibilmente impreparata a gestire un fenomeno di questo tipo. La prova sono state le multe continue, le discussioni anche con le autorità di polizia per giustificare la propria “uscita di casa”. Non dovrebbe esserci bisogno di un “regime” per ottenere un consenso diffuso in una condizione di forte emergenza sanitaria.

Ecco quindi che ci troviamo nell’ennesima situazione in cui “i dati sono disponibili” ma non usabili perchè non sistematizzati. Prima di acquisire ulteriori soluzioni dovremmo fare ordine in casa nostra.