Anonymous Italia attacca la sanità

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Lo avevano detto e lo hanno fatto: Anonymous Italia ha attaccato la sanità o la mala-sanità, come viene definita da loro stessi, in una serie di data breach e defacing finalizzati a portare avanti l’OpPharma. I risultati dell’attacco sono pesanti.

https://twitter.com/Anon_ITA/status/1128599842874376192

Si tratta dell’ennesimo attacco alla sanità italiana che, nel 2018, aveva visto diverse ASL come vittime (tra le altre). Ebbene, questa volta è il turno di associazioni e aziende che ruotano intorno al mondo della salute. I target colpiti sono:

  • Associazione Nazionale Primari Ospedalieri
  • ASSIST
  • Associazione Medici e Dirigenti del SSN
  • Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Savona
  • HS hospital service

Si può dire che il danno maggiore, secondo il sottoscritto, l’ha subito l’ANPO (L’associazione Nazionale Primari Ospedalieri) a cui è stata portata via una copiosa tabella contenente dati personali e credenziali. Per tutti gli altri si è ripetuto il solito e grave copione a cui pochi pensano di porre rimedio.

Il mondo dell’associazionismo e degli ordini professionali è un punto molto delicato in Italia; ce ne sono migliaia che ogni anno si fanno portatori d’interessi e business. Spesso le attività vengono erogate attraverso portali pubblici, con aree anche riservate agli iscritti e le informazioni trattate all’interno di questi sono eterogenee e, talune volte, anche molto delicate.

La cosa tristemente sorprendente è che tanto sono importanti le informazioni contenute dentro questi portali, quanto inversamente importante è la sicurezza adottata da questi portali e mentre il Garante della Privacy affronta la sua epoca più difficile (perché questo è oggettivamente vero), sembra che i responsabili dei portali e della cyber sicurezza non si preoccupino di sanzioni ed ispezioni.

Il messaggio degli hacker

Gli hacker hanno pubblicato un articolo sul loro blog nel quale pubblicizzano le motivazioni alla base dell’attacco. Il tutto è riconducibile a opPharma che, nel 2018, aveva colpito diverse ASL italiane (tra molti altri target).

Salve Popolo italiano, chi vi scrive è Anonymous Italia.
Oggi vogliamo portare la vostra attenzione su un problema che affligge tutti, la malasanità. Secondo dati emersi dal report mondiale 2018, il sistema sanitario nazionale italiano, spende circa 22 miliardi per rimediare agli errori medici, una cifra considerevole, se proporzionata alla spesa sanitaria nazionale, valutata attorno ai 150 miliardi di euro.

Per riuscire ad ottenere in futuro una Sanità migliore, il Report Mondiale 2018 suggerisce di coinvolgere nella rete delle proposte non solo i sistemi sanitari e gli operatori sanitari, ma anche la cittadinanza ed i pazienti, invitandoli, per esempio, ad avere un ruolo più attivo nello studio di nuovi modelli di assistenza, al fine di soddisfare le esigenze della comunità locali. In Italia i media utilizzano il termine malasanità per indicare fenomeni molto diversi tra loro: l’errore medico, le cure o pratiche superflue, inutili e dannose, la cattiva gestione della sanità pubblica e la corruzione, la speculazione e i furti. Anche nel nostro paese tuttavia è difficile quantificare i dati delle morti dovute a malpractice cioè all’imperizia dei medici – o alla disorganizzazione degli ospedali. Vari dati sono stati forniti da associazioni, anche professionali.

Dati tuttavia che sono da considerare con moltissima cautela. Le banche dati parziali non permettono di avere una conoscenza approfondita e chiara delle dimensioni del fenomeno. Si stima che siano 90 i morti al giorno in Italia per sbagli commessi dai medici, scambi di farmaci, dosaggi errati, sviste in sala operatoria. In tutto questo più dell’80% dei processi che si effettuano si risolvono con l’innocenza dei medici imputati.

L’articolo 2236 del codice civile ricorda che i casi vengono limitati agli episodi di dolo e colpa grave, mentre la cassazione ha più volte previsto l’assoluzione nei casi in cui le patologie sono poco conosciute o poco studiate in letteratura. In tali casi l’ospedale non deve seguire l’art 1176 primo comma cod. civ (del buon padre di famiglia) ma l’ex art. 1176 secondo comma cod. civ. che lo configura come debitore qualificato che comporta la necessaria perizia da parte del medico. Tuttavia, il ricorso al giudice deve essere necessariamente preceduto da un tentativo di conciliazione obbligatorio (la c.d. mediaconciliazione) che deve essere tenuto dinnanzi ad un ente di conciliazione.

Fonte: Anonymous Italia