Ci siamo, gli adempimenti normativi non lasciano scampo, la fattura elettronica è alle porte e su Facebook sta rimbalzando un video molto interessante in cui un deputato si infuria contro l’Agenzia delle Entrate che, a suo dire, non ha semplificato un bel niente. Concedetemi quindi un semplice e piccolo commento di natura generale, una chiacchiera da bar…niente di più.
Durante una cena di questo weekend un collega, che saluto, mi ha chiesto un’opinione in merito alla fatturazione elettronica e sono partite un po’ di chiacchiere da bar. Tuttavia queste chiacchiere sono condivise da molti altri professionisti e di conseguenza hanno cominciato ad avere un loro peso…
Anche io, come molti, mi sono trovato nella condizione di valutare/installare più prodotti di fatturazione elettronica partendo dal presupposto sperato che tali prodotti avessero il fine ultimo di aiutare l’utente finale nella compilazione delle fatture. La parola di cui i governi e le agenzie italiane si riempiono la bocca da anni è SEMPLIFICAZIONE, termine che ormai ho in odio considerato che viene usato più come uno slogan pubblicitario ingannevole, che come effettivo punto di svolta per il Paese.
La fatturazione elettronica è l’ultimo passaggio di questo processo di “falsa semplificazione” passante per un’idea molto buona: quella di aiutare e guidare l’utente nella raccolta dei dati e nella trasmissione degli stessi all’Agenzia delle Entrate. Peccato che, dal punto di vista meramente tecnico, ci si sia trovati nell’imbarazzo funzionale più totale. Molte di queste applicazioni, ad esempio, generano il famoso XML che, in caso di lettura, richiede all’utente (inesperto) di snodarsi tra tag e campi a lui sconosciuti. Ho avuto la possibilità di verificare un prodotto che, ad esempio, una volta aggiunte le varie voci di costo, non effettuava la somma totale. Il motivo? Era scritto che il produttore non si voleva assumere la responsabilità della somma, obbligando l’utente a compilare sia i parziali che i totali. Voi direte che questo alla fine non è un gran problema: ebbene, non lo sarebbe se non ci fossero da calcolare percentuali, eventuali versamenti INPS per i liberi professionisti, tutte cose che un artigiano, ad esempio, non è tenuto a sapere.
“Ma come no? Lui è un artigiano, deve sapere queste cose!”…no signori, perchè Mario Rossi, che ha una piccola impresa, non ha sempre compilato in questa maniera le fatture. Mario Rossi prima compilava un piccolo pezzo di carta nel quale metteva i dati fiscali suoi e del cliente e con il quale aveva diritto al pagamento del lavoro svolto. Oggi è molto diverso: a Mario Rossi vengono richieste diverse cose. Conoscere più dati, scaricare app, abbonarsi a servizi…Insomma Mario Rossi deve informatizzarsi e sarebbe anche giusto se lo scopo fosse diverso da quello proposto/sperato dall’Agenzia delle Entrate: riuscire ad effettuare controlli più precisi.
Ossia? Non si hanno le capacità di conoscere chi froda il fisco? Chi sono i grandi evasori? Non è possibile…ed infatti non lo è. Cinque anni fa partecipavo all’ennesimo convegno nel quale veniva presentato il sistema “SERPICO”, già in forze alla polizia ed in grado di incrociare i dati di più fonti con la finalità di scoprire gli evasori.
Hai una casa intestata ma non hai contratti di fornitura in essere?
Hai una macchina di lusso intestata ma non mi risultano tasse pagate?
Risulti nulla tenente ma al catasto immobiliare hai due ville poco fuori Roma?
Ebbene, situazioni paradossali (e anche peggio) come queste sono all’ordine del giorno ed il problema…o meglio…la soluzione, non può essere l’imposizione a Mario Rossi della fattura elettronica. Attenzione bene! I consulenti informatici come me ci andrebbero a perdere: avete idea di quante consulenze a ditte, specialisti, tecnici, saranno necessarie per implementarle? E di fatto la fatturazione elettronica genererà costi, questa è una delle poche certezze ma, ritengo, anche una delle più grandi trappole.
Prima di pretendere la fatturazione elettronica, infatti, l’Agenzia delle Entrate dovrebbe sviluppare un modello di riscossione realmente efficace per i grandi evasori che continuano serenamente ad evadere. Di per sè la fatturazione elettronica come mezzo di controllo è un parossismo: perchè Mario Rossi, che già compilava le fatture di carta prima, continuerà a farlo anche dopo…ma avrà la vita molto più complessa.
È quindi errato il fine ultimo con cui la fattura elettronica viene presentata: non come oggetto di reale semplificazione ma come oggetto ulteriore di controllo/verifica. Se la fatturazione elettronica fosse davvero uno strumento di semplificazione, sarebbe nato con capacità ben più “dinamiche”. Innanzitutto l’utente non avrebbe troppi campi da compilare perchè, in base ai suoi dati, l’Agenzia delle Entrate potrebbe davvero aiutarlo nel calcolo di tutte quelle voci inutili che non hanno ragione di esser conosciute dall’artigiano o dal lavoratore finale.
La semplificazione non chiede, nello stesso modulo: nome, cognome, data di nascita, luogo di nascita, etc… La semplificazione chiede all’utente un codice fiscale, l’applicazione lo scompone e compila tutti i dati senza che l’utente debba preoccuparsene. La semplificazione non chiede all’utente di calcolare i parziali, la semplificazione effettua il calcolo dei parziali avendo cura di segnalare eventuali anomalie solo nel caso esse si presentino.
Ecco: questa è la mentalità giusta perchè la semplificazione non è per l’Agenzia delle Entrate ma per il cittadino. Semplificare non significa “fare il lavoro al posto dell’agenzia delle entrate”, semplificare significa “aiutare il lavoro del cittadino”. Implementare la fatturazione elettronica non significa in alcun modo andare ad individuare e riscuotere il denaro dagli evasori, significa (in un certo senso) avanzare una sorta di accanimento contro i contribuenti.
Ma non è del tutto un fallimento
La fatturazione elettronica ha comunque dei lati, a mio avviso, molto positivi se correttamente sviluppata. Il primo è, senza dubbio, la mancanza di carta e la possibilità di creare uno storico davvero efficace. La fatturazione, infatti, è l’indice di salute di un’azienda e avere la possibilità di effettuare analisi sulle fatture emesse anche a distanza di molto tempo, sarebbe estremamente utile. Si tratta, in sostanza, di trasformare la fattura da mero documento fiscale a “termometro” della vita lavorativa, con importanti spunti di miglioramento del lavoro.
È un problema tecnico?
No, non è un problema tecnico. È altresì un problema concettuale: chi non ha chiaro il funzionamento della fatturazione elettronica, produrrà software complessi e senza alcun automatismo e di chiarezza, per ora, ce n’è poca. La stessa Agenzia delle Entrate riceve centinaia di richieste di chiarimento da aziende che sviluppano software, perse tra strane incongruenze normative e procedurali. Di tecnicamente problematico non vi è nulla considerato che si sta parlando dell’invio di dati da un soggetto ad un altro e che, se paragonato a tante altre applicazioni, quella della fatturazione è una delle più semplici.
In conclusione…
Chi vi scrive è a favore della fattura elettronica ma non come strumento di verifica, non come strumento di accertamento ma come strumento di semplificazione reale (cosa che al momento non è). Il motivo? Semplice, per compilare una fattura elettronica ci vuole più che una fattura cartacea, il che significa che sono richiesti più dati. Il tempo è un costo e la fattura elettronica rappresenta, quindi, un costo aggiuntivo per il professionista.
La fatturazione elettronica dovrebbe, sulla base del codice fiscale delle imprese, consentire l’auto-compilazione della parte anagrafica della fattura, lasciando all’utente la semplice immissione delle voci di costo e dell’importo, esattamente come avveniva quando si compilava quella cartacea. È fondamentale comprendere che tale strumento è in forza a tutti i professionisti che, lavorando con il pubblico, devono poter continuare ad esercitare la loro professione che non possono viverlo come un ostacolo ma dovrebbero viverlo come un ausilio.
Infine, cosa non meno importante, durante quella cena si è sviluppata un’idea, non troppo peregrina, secondo la quale tutti questi software necessari alla creazione della fattura digitale sono un business di cui non ci sarebbe davvero bisogno. Siamo in Italia e si tende a lucrare su tutto, anche sulla chiarezza di alcuni strumenti. Viene da pensare, ma poi si finisce con l’essere mal pensanti, che l’Agenzia delle Entrate si ponga davvero in un’ottica di accertamento d’innocenza del contribuente: ossia che sia colpevole di evasione salvo dimostrazione del contrario e che in realtà tutti questi strumenti abbiano poco a che fare con la vita quotidiana e con la semplificazione. Dicevo, si finisce con l’essere mal pensanti e noi non vogliamo esserlo….forse.