La Cassazione ha stabilito che si può accusare di violenza sessuale chi manda immagini pornografiche su WhatsApp a minorenni. È una decisione importante soprattutto alla luce dei fatti accaduti nei mesi scorsi.
Come molti avranno avuto modo di leggere nei mesi scorsi, c’è stato un incremento del fenomeno del revenge porn durante la quarantena ma, soprattutto, ci sono stati fenomeni di diffusione di materiali pornografici a minorenni. Ne abbiamo ampiamente parlato analizzando il lavoro svolto da alcuni collettivi hacker (LulzSec_ITA e HackBoyz) in questo articolo che vi invito a leggere per intero.
In fase di adescamento, molti soggetti inviavano foto pornografiche non richieste a destinatari minorenni. In tal senso la decisione della Cassazione pone un “punto” alla questione in modo assolutamente inequivocabile; il Tribunale del Riesame ha stabilito che
la violenza sessuale risultava ben integrata , pur in assenza di contatto fisico, quando gli atti sessuali coinvolgessero la corporeità sessuale della persona offesa e fossero finalizzati a compromettere il bene primario della libertà individuale nella prospettiva di soddisfare il proprio istinto sessuale […] ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza del reato contestato nell’induzione allo scambio di foto erotiche, nella conversazione sulle pregresse esperienze sessuali ed i gusti erotici, nella crescente minaccia a divulgare in pubblico le chat.
In effetti l’invio di materiale non richiesto, non può essere impedito dal destinatario che si troverebbe a riceverlo anche contro il suo volere. Oltre al fatto che, in presenza di minorenni c’è l’aggravante circa la consapevolezza della sfera sessuale e degli atti ad essa connessa.
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