Pedofilia in rete: l’intervista al “cacciatore di cacciatori”

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Quando si parla di pedofilia bisogna essere sempre molto cauti ma questa mattina sono stato contattato da qualcuno che, a suo dire, ha esperienza nella caccia ai cacciatori. Vi propongo l’intervista integrale e qualche conclusione in merito.

Ho sottoposto a questo utente anonimo alcune domande  in un questionario inviato tramite servizio cifrato. Queste erano le regole e queste sono state rispettate.


Per prima cosa è importante che i lettori sappiano di cosa stiamo parlando: chi è un “cacciatore di cacciatori”?

Innanzitutto non è un nome ufficiale, ma esprime chiaramente il concetto. I pedofili vanno a caccia di bambini, noi andiamo a caccia di pedofili. Si svolge soprattutto in rete, ma capita di confrontarsi negli oratori o in altri ambiti pieni di possibili vittime e poter affrontare l’argomento. Concretamente si svolgono 4 attività: la prevenzione, l’aiuto, l’esca e la caccia.
La prevenzione è il semplice introdursi in gruppi e siti utilizzati soprattutto da adolescenti e metterli in guardia, facendosi passare per uno di loro e riportando anche esperienze personali inventate pur di far comprendere il pericolo.
L’aiuto invece è riuscire a cogliere i segnali di chi ha subito qualcosa, dalla richiesta di invio di materiale alla richiesta di vedersi nella vita reale. Può non sembrare, ma chi invia foto o video pornografiche e poi coglie di aver sbagliato, subisce un grande trauma. Chi invece ha avuto un incontro ed ha subito una violenza o ha rischiato uno stupro, non sempre ha il coraggio di raccontarlo ai parenti, agli amici o di denunciare. Questo accade alle donne stuprate, immaginate cosa passi una tredicenne che di nascosto ha incontrato qualcuno che neanche conosceva. In questi casi si danno consigli, ascolto, compassione, ma soprattutto non si giudica la vittima. Si cerca di far capire che non ha fatto niente di male e nulla è cambiato in lei. Questo perché solitamente si colpevolizzano o si sentono talmente “sporchi” da non poter continuare a vivere.
L’esca è il creare account falsi, sui social soprattutto, dove si cerca di essere estroversi, ingenui e provocanti. Facilmente alcuni vengono a chiedere foto ecc e quindi li segnalo per fare un po’ di pulizia.
La caccia invece si svolge in 2 modi: contro la pedofilia e contro la pedopornografia. Cacciare un pedofilo significa aver avuto segnalazioni su di lui e quindi si cerca di farlo uscire allo scoperto. Esistono vari metodi a seconda delle situazioni. Invece la caccia alla pedoporonografia significa creare account falsi, soprattutto su Kik e Telegram, dove si scambiano materiale illegale. Una volta entrati nel giro si segnala al sito o all’app.

A me piace scrivere in modo molto chiaro: la tua attività è considerata legale o illegale?

Ni. Alcune cose si possono fare legalmente, altre invece secondo la legislazione italiana, sono reati. Ad esempio chiedere materiale pedopornografico è istigazione. Dover tenere alcune immagini sull’account è detenzione. Per questo si è costretti ad essere anonimi.

Lavori da solo o fai parte di una rete organizzata di persone che svolgono anonimamente la tua stessa attività?

Non sono in una rete, ma ho alcune persone di fiducia che mi aiutano sulla parte di hacking più complessa e sulla pulizia dei dispositivi.

Perché svolgi questa attività di “caccia” invece che lasciarla semplicemente alla polizia? Cosa ti spinge?

Diciamo che anni fa su un gruppo online erano state inviate delle immagini pedopornografiche. Ovviamente ho subito portato il telefono alla polizia postale ed esposto la denuncia. Lì mi sono reso conto della loro impreparazione nella terminologia dei pedofili e dell’inadeguatezza nella loro ricerca. Ho verificato io stesso, confermando quanto detto, iscrivendomi nuovamente e, senza mai richiederle esplicitamente e senza mai inviare immagini di alcun tipo, in una giornata ero riuscito ad entrare in gruppi da 20 mila utenti dove postavano video e in gruppi chiusi a cui si può entrare solo tramite verifica. In meno di 24 ore avevo la bellezza di un giga di materiale completamente illegale. Di conseguenza ho continuato a farlo ed a denunciare anonimamente. Tra parentesi, le mie sono semplici segnalazioni, la legislazione italiana non ammette denunce anonime e i dispositivi consegnati con contenuti illegali vengono distrutti.

Chi è il “pedofilo”, come lo identificate, in base a quale comportamento?

Il pedofilo si distingue in chi vuole abusare di un bambino e in chi si accontenta di avere materiale. Lo si identifica facilmente online dove pensa di essere al sicuro dietro l’anonimato di alcune app o siti, mentre nella vita vera potrebbe essere chiunque. Solitamente ci sono quelli più irrequieti che però rimangono dietro al pc e ben nascosti, invece quelli che escono sono i freddi calcolatori. Sanno muoversi e sanno scegliere bene le loro vittime. Alcuni le fanno “innamorare” di loro e questo pregiudica ogni tentativo di far comprendere alla vittima cos’abbia subito.

Andiamo più sullo psicologico: per la società il pedofilo è un mostro, per la psicologia è un malato che non riesce a contenere le sue pulsioni. Qual è la tua opinione a riguardo?

Secondo il mio parere personale è il pedofilo è un mostro se fa uscire la sua natura nella vita vera. Chi rimane dietro al proprio schermo è un malato, ma concretamente “non fa del male a nessuno”. So che è brutto da dire, ma che sia sbagliato in ogni caso penso che tutti preferiscono uno che sogna di uccidere piuttosto che un assassino.

Quali sono le vittime più frequenti del pedofilo in rete?

Le vittime sono due. Innanzitutto i bambini o ragazzini soli, che si sentono brutti, emarginati anche online e molto introversi, che grazie a loro trovano un “vero” amico. Poi l’opposto, quelli che cercano attenzioni, estroversi, carini e che vogliono sentirsi grandi. Lì il pedofilo rincara la dose e loro, vedendo qualcuno (a volte anche più grande) che li apprezza così tanto, perdono la consapevolezza del pericolo.

Quali sono le modalità di adescamento più frequenti?

Farsi passare per coetanei. È la più semplice ed immediata. Si crea un rapporto di fiducia e poi si passa all’azione, chiedendo foto e video porno oppure chiedendo di vedersi dal vivo.

Quali sono i canali di adescamento più frequenti (social, chat di IM, etc…)?

I più frequenti sono tramite app di IM anonime. Ora più che mai tutti cercano l’anonimato per esprimere loro stessi ed i bambini o ragazzini ancora di più. Incuriositi dal sesso, alla ricerca di nuovi amici senza che nessuno lo sappia, alla scoperta di novità, scaricano app anonime dove rimani anonimo, senza registrazione o comunque senza la richiesta di dati personali. Ed i pedofili lì ci vanno a nozze.

Riveli mai la tua presenza ai genitori o alla vittima?

Nella mia attività rimango spesso dietro le quinte, raffigurandomi al massimo come uno che lavora in Tribunale o cose del genere per creare fiducia nella vittima. L’aspetto genitori è un mondo a parte… Ho smesso di allertarli perché SEMPRE pensano male e in molti casi non ti credono. Non ho avuto buone esperienze, solo problemi.

Collaborate con le autorità attivamente? Se sì possiamo sapere in che modo?

Essendo illegale la parte più attiva del mio compito non collaboro direttamente, ma ovviamente quanto detto nelle risposte precedenti viene riportato alle autorità competenti. Questo perché non sono nessuno per condannare o sanzionare chi commette un reato, esiste la legge e va rispettata. Inizialmente dal sito online della polizia postale si potevano inviare link come semplici segnalazioni ed io inviavo siti pedopronografici, cartelle online piene di materiale e screenshot delle chat. Ora chiedono la mail, nome e cognome o con l’app della polizia chiede la posizione. Certo è che se io ho esplicitamente chiesto materiale ho commesso un reato, quindi non voglio essere condannato per aver operato nel bene. Ora mando segnalazioni tramite mail Tor o con altri stratagemmi.

Quanto dura mediamente la tua attività investigativa?

Dipende, può durare anche molti mesi. L’importante e tenersi un registro per riuscire a seguirle tutte senza perderne nessuna.

Se dovessi consigliare i genitori e le potenziali vittime per mettersi a riparo da rischi, cosa raccomanderesti?

Non fidarsi mai di nessuno, soprattutto su internet. Neanche se effettivamente effettuando una videochiamata si vede un minore. Alcuni pedofili usano addirittura i propri figli per adescare.

Se doveste effettuare una critica costruttiva al lavoro svolto dalle autorità in termini di raccolta segnalazioni e operatività, cosa ti sentiresti di scrivere?

Direi di fare più preparazione per loro e maggiore informazione nelle scuole. Poi potrebbero mettere a disposizione un sito per le segnalazioni anonime. Molte vittime sarebbero incentivate a denunciare così e poi, a seguito di indagini, potrebbero risultare fondate. So che sarebbe una mole di lavoro enorme, ma basterebbe il nome o la foto per fermare per tempo pedofili senza scrupoli. E questo semplificherebbe il mio lavoro.
Inoltre potrebbero creare una chat online con degli psicoterapeuti che possano intervenire immediatamente quando la vittima cerca aiuto. Molti cercano aiuto online, in preda alla disperazione ed all’ansia, ma non tutti trovano persone come me.

Che requisiti deve avere una persona per effettuare il tuo lavoro?

Molta concentrazione ed uno stomaco di ferro. Si vedono cose che non vorresti mai vedere. Inoltre si deve accettarne le conseguenze. Qualcuno potrebbe attaccare i tuoi dispositivi o potresti venir indagato. Se sei consapevole dei rischi e sei disposto a prenderti le tue responsabilità non puoi temere nulla.

E se qualcuno avesse un sospetto? Se ci fosse bisogno di contattare te o uno come te come può fare?

Fortunatamente ci sono molte persone gentili online che indirizzerebbero la presunta vittima verso la polizia, il difficile è portarla realmente ad esporre una denuncia. L’aspetto più importante che tutti dovrebbero capire è che la polizia è sempre da parte della vittima. Solo che la vergogna, il rimorso e la paura bloccano praticamente tutti. Si preferisce far finta di niente ed andare avanti. Dico questo perché le vittime non dovrebbero cercare me, ma la polizia. Poi sono attivo su Insegreto ad esempio, ma se uno avesse un sospetto reale dovrebbe andare in Questura. Io ci tengo ad intervenire dove le autorità non riescono ad arrivare, questo è il mio compito.


Avete letto l’intervista fatta al “cacciatore dei cacciatori” ed ora permettetemi qualche conclusione di natura personale. La pedofilia è un enorme problema, per molti versi mal gestito da provider, autorità, etc… I siti a cui fa riferimento il cacciatore sono effettivamente moltissimi al punto tale che si possono agevolmente trovare immagini anche semplicemente approfondendo la ricerca su Google.  È una realtà atroce con la quale dobbiamo fare i conti e, sicuramente, la formazione e la sensibilizzazione dei ragazzi e dei genitori è fondamentale: sia a casa che nelle scuole. Viviamo in un’epoca nella quale uno scatto e la relativa notorietà, contano più della propria privacy e questo deve cambiare.

È importante (anzi fondamentale) rivolgersi alle autorità, denunciare, parlare ed è ovvio che non raccomanderò mai  l’impiego di strade illegali ma ho accettato di pubblicare questa intervista perchè è molto significativa l’esistenza di figure come quella del cacciatore di cacciatori. È una tendenza molto sviluppata negli Stati Uniti ed è una tendenza altrettanto in sviluppo qui in Italia. Anonymous, ad esempio, ha una sua operazione specifica chiamata opPedoHunt. Vi invito a leggere anche questo articolo scritto tempo fa sulla materia in oggetto.

Fa riflettere molto anche la posizione in merito ai genitori e più specificamente alla parte che dice:

Ho smesso di allertarli perché SEMPRE pensano male e in molti casi non ti credono. Non ho avuto buone esperienze, solo problemi.

Fa riflettere quel SEMPRE e anche la parte meramente legata alle forze dell’ordine in cui l’intervistato scrive:

Diciamo che anni fa su un gruppo online erano state inviate delle immagini pedopornografiche. Ovviamente ho subito portato il telefono alla polizia postale ed esposto la denuncia. Lì mi sono reso conto della loro impreparazione nella terminologia dei pedofili e dell’inadeguatezza nella loro ricerca. 

Sono affermazioni molto forti che lasciano certamente un segno e richiedono assolutamente di non esser sottovalutate. Lascio a voi eventuali conclusioni nella speranza che vi sia sempre maggiore efficienza tra gli organi inquirenti.