Razionalizzare la spesa ICT: dal caso INPS alla P.A.

Indice

Il caso INPS, che ha portato il blocco del portale dell’Istituto e dei servizi ad esso associati, ha fatto esplodere una piccola “rivoluzione” online che sta portando professionisti e giornalisti a farsi domande su un mondo forse poco conosciuto: quanto costa tutto questo al contribuente? Come si possono razionalizzare i costi? Proviamo a fare qualche riflessione in merito partendo, come sempre, dai dati.

INPS: costi e motivazioni

In un editoriale dedicato, Wired pubblica alcuni costi di INPS legati alla spesa ICT. Si tratta di importi espressi in milioni di euro che, per correttezza verso i lettori, riportiamo integralmente.

Oltre 12 milioni nel 2005. Poi 121 nel 2009, 203 nel 2011.

Fonte: Wired – “In 15 anni l’Inps ha speso più di 330 milioni per siti, reti e servizi digitali”

La spesa riportata sopra dal giornalista Luca Zorloni si può anche rappresentare nel grafico sotto riportato che, probabilmente, chiarisce meglio l’idea dell’incidenza dei costi.

La prima riflessione che viene spontaneo fare è che le spese ICT sostenute da INPS siano costose. In Italia ci sono 60 milioni di Italiani secondo l’Istat (indagine del 2019). Immaginando che tutti fossero iscritti all’INPS (cosa ovviamente non vera), il costo per ciascun cittadino sarebbe di 3,83 euro ma attenzione sono conteggiati anche i soggetti sotto i 18 anni (neonati, adolescenti, etc…). È certamente una spesa significativa poichè essa non si riferisce alla totalità delle spese dell’istituto ma alla sola spesa ICT che, per quanto rilevante, non è la totale.

È un costo giustificato?

Chiaramente non lo è ma ciò non significa che non sia un costo al momento necessario. INPS gestisce la pensione dei contribuenti facendo uso di un’architettura ICT molto potente. Per chi non ne fosse a conoscenza basti sapere che l’architettura di INPS è basata su due mainframe IBM Z14 necessari all’adempimento di tutte le operazioni di calcolo. Per capire come è strutturata l’INPS tecnologicamente vi raccomando la lettura del documento sotto riportato (fare clic sul titolo per scaricare).

La struttura di INPS non è semplice, nè tantomeno svolge un compito banale: i conteggi delle pensioni devono essere continuamente allineati per essere aggiornati e sempre adeguati alle richieste del contribuente, delle istituzioni e degli altri soggetti che possono averne diritto. È un lavoro titanico soprattutto se si pensa di dover svolgere questa funzione nelle ore notturne che, a conti fatti, non sono poi molte se suddividiamo questo tempo anche per le operazioni di backup.

La realtà complessa di INPS è tale anche per la logica di calcolo, di cui in questi giorni non si è parlato a sufficienza fornendo una realtà “falsata” dell’Istituto. I calcoli avvengono secondo un preciso ordine, obbligando i mainframe a rispettare condizioni di computazione dal quale non possono sottrarsi. Complice anche la mancanza di una reale riforma delle pensioni, la macchina è obbligata a svolgere le operazioni in modo progressivo e poco ottimizzato ma, in molti casi, non c’è altra via. La stratificazione delle computazioni è oggetto di anni e anni di ritocchi alle pensioni italiane da parte del comparto politico e le logiche di calcolo sono state appesantite senza subire mai alcuna forma di reale ottimizzazione.

Ecco quindi che è una semplificazione affermare che i sistemi di INPS possano non essere all’altezza della situazione. L’Istituto è ben dotato di tutta la strumentazione ma, per poter svolgere il suo lavoro dovrebbe aver il tempo necessario per implementare le regole di computazione all’interno del sistema e testarlo. In conclusione il costo di INPS è un costo necessario a cui si può far fronte solo in due modi:

  1. Una riforma pensionistica seria, che chiarisca, razionalizzi e semplifichi la computazione delle pensioni italiane troppo stesso difficili da calcolare anche per gli esperti.
  2. Una razionalizzazione del parco macchine e software che, in realtà, INPS sta provando a fare da anni e che risulta essere un’impresa titanica proprio per la complessità di questo scenario.

Infine è opportuno capire che la logica di calcolo della propria pensione non è uguale a quella del mio vicino: ci sono variazioni e condizioni uniche per molti italiani. Indennità che si sommano a bonus, altresì sommate ad altre variazioni economiche che, in un certo senso, rendono unico il conteggio del valore finale, un lavoro titanico.

Per non parlare della soluzione di disaster recovery e business continuity necessaria all’Istituto per poter continuare ad operare anche in situazione di forte crisi emergenziale, mettendo al sicuro i conteggi delle pensioni di tutti gli italiani. Qualora si volesse approfondire si consiglia la lettura del seguente documento:

In sintesi si sta affermando che se si vuole procedere ad una “crocifissione mediatica” di INPS, sarebbe onesto intellettualmente fare la medesima cosa con tutti quei soggetti che, negli anni, non hanno permesso a questa realtà di semplificarsi ma, anzi, hanno aumentato il suo livello di entropia.

Non solo INPS…

Sebbene INPS sia al centro dei riflettori per la recente “disavventura” avvenuta il 1 aprile e di cui abbiamo scritto qui, non è l’unica situazione di complessità burocratica italiana. Non è un caso che negli ultimi video del Presidente del Consiglio, si sia rimarcata l’importanza di “destrutturare” queste situazione di ipercomplessità burocratica che oggi, soprattutto nell’attuale situazione di emergenza, l’Italia non può permettersi di sostenere. La Corte dei Conti, che vigila su sprechi e spese non giustificate da parte della P.A., deve fare spesso i conti con un comparto politico non troppo incline alla digitalizzazione e alla semplificazione; è importante capire una cosa:

Se la digitalizzazione non è preceduta da una semplificazione dei processi, quasi sempre si produce un fenomeno di aumento della complessità e di burocrazia.

Questo perchè alla complessità iniziale si aggiunge quella di uno strumento che viene piegato per fare qualcosa di non razionalizzato, con il risultato di un aumento di complessità. La maggior parte delle pubbliche amministrazioni oggi ha processi misti (tra cartaceo e digitale): far combaciare questi mondi spesso produce distorsioni burocratiche che nemmeno Kafka avrebbe potuto descrivere nei suoi romanzi.

La semplificazione di una P.A. deve essere sponsorizzata dall’alto: è questa una delle regole del successo del processo ma poichè la semplificazione porta con se trasparenza e abolizione dei processi burocratici e delle “zone d’ombra”, spesso viene osteggiata da chi ha interesse a coltivare altri scopi.

I costi della P.A.

Parlando di evidenze, di numeri e di dati, viene in mente di citare un documento importante (seppur in bozza), pubblicato da AgID sul portale ufficiale.

A pagina 16 c’è un grafico che riporta la spesa media, in milioni di euro, nei bienni 2013-2015 e 2016-2018. Abbiamo scomposto le voci del grafico per darne una visibilità diversa.

Oggetto di spesa2013-20152016-2018
PAC (P.A. Centrale)26492588
PAL (P.A. Locale)714695
Regioni671657
Sanità11601210
Educazione344370
5.5395.519
Dettaglio dei costi medi della P.A.

Ma per cosa vengono spesi questi soldi? Un dettaglio ben fatto si trova nelle pagine 71. Dei tanti indicatori utilizzati ne sono stati selezionati alcuni e sono stati messi a confronto.

PACPALRegioni
Progetti di digitalizzazione processi core1251229
Sicurezza informatica89314
Gestione documentale e firma digitale5291012
Importi espressi in milioni di euro

La cosa che fa riflettere è il divario tra i costi sostenuti per l’attuazione di processi abilitanti e quelli necessari alla loro messa in sicurezza. Tale divario si ritrova negli attacchi hacker di cui negli ultimi due anni vi è stato un grande incremento.

Conclusioni

È stato scritto molte volte in questo blog che, per ottenere una sensibile riduzione della spesa ICT, è fondamentale procedere con un’azione di semplificazione delle procedure amministrative, seguita da una razionalizzazione. Alcune realtà come INPS necessitano di riforme strutturali, che la mettano al sicuro da una crescita eccessiva della complessità. Fino a quel momento è ragionevole ritenere tali spese come necessarie seppur eccessive, almeno che non si decida di mettere a rischio l’erogazione del servizio offerto.