Intelligenza Artificiale: Tecnocrazia, ecologia e futuro

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C’è un interessante testo di Emanuele Severino, ormai certamente segnato dal tempo ma ugualmente stimolante, che s’intitola “Il Declino del Capitalismo”, edito da BUR, ISBN: 9788817018739. Il testo è stato rivisto da Severino nel 2007 e rappresenta uno sguardo sul futuro molto interessante.

Il capitalismo e il mondo che muore

Viviamo certamente in un’epoca segnata dal capitalismo: un sistema economico che non ammette altra religione, filosofia, ideologia se non il profitto. Certamente questo aspetto non dovrebbe meravigliare, né scandalizzare o tantomeno stupire, piuttosto si dovrebbe ragionare sull’effettiva utilità del capitalismo nell’attuale situazione ecologica. Il problema del capitalismo è la sua effettiva sostenibilità perché, in quanto catalizzatore di profitto, non si cura del mantenimento delle risorse, bensì del loro sfruttamento. Nel tempo l’umanità ha trascurato (e lo sta facendo anche ora) gli effetti collaterali di tale sfruttamento, di un’acquisizione forsennata di risorse.

D’altro canto è anche vero che, attualmente, immaginare un modello alternativo al capitalismo è per lo più impossibile. La storia ci ha insegnato che con la fine del comunismo, sono venuti meno molti equilibri, che l’assetto socio-economico è mutato radicalmente e che meccanismi alternativi come il socialismo non sono in grado di garantire quello sviluppo tecnologico di cui sentiamo di aver bisogno. Il capitalismo nel suo sviluppo, tuttavia, ha creato una strana condizione che lo ha portato in conflitto con la tecnica che, in un certo senso, è stata creata dallo stesso capitalismo.

Il capitalismo è in conflitto con la tecnica, perchè mentre l’apparato della tecnica tende a ridurre il più possibile la scarsità, il capitalismo deve perpetrarla.

“Il Declino del Capitalismo”, E. Severino, BUR, Pg. 80

Occorre far attenzione a quel “deve perpetrarla“, perchè in effetti il capitalismo non esisterebbe senza quell’azione ma, allo stesso tempo, è minacciato da se stesso e da quello sfruttamento che lo porta ad essere a rischio di estinzione. L’idea di Severino, immaginata oltre 20 anni fa era corretta all’epoca e lo è tutt’ora.

Per sopravvivere, il capitalismo deve dunque frenare, a un certo momento, lo sviluppo tecnologico: deve controllarlo in modo da impedire che esso metta tutti su un piano di parità economica.

“Il Declino del Capitalismo”, E. Severino, BUR, Pg. 81

L’Informatica e la Tecnica

Il problema ecologico viene affrontato nel testo di Severino, così come in molti altri testi degli anni 60 e 70, come problema emergente: oggi risulta essere un’emergenza su scala globale, contro il quale il capitalismo si sta già scontrando. Continuerà ad assorbire risorse che il pianeta non può fornire o troverà un altro modo di sopravvivere?

Ovviamente la tecnica si propone come risolutrice di molti aspetti critici della vita umana, non ultimi quelli ecologici che minacciano più di altri l’esistenza dell’uomo sul pianeta. La tecnica, intesa come massima espressione della scienza e della razionalità, ha acquisito maggior campo e si sta espandendo senza una reale direzione. Potremmo definirla pervasiva e chi ha vissuto il periodo di espansione di Internet e le evoluzioni tecnologiche avrà certamente percepito questa “esplosione” di crescita.

Nel suo insieme, la tecnica, guidata dalla scienza moderna, non intende realizzare un certo scopo piuttosto che un altro, non intende agire e andare in una direzione piuttosto che in un’altra: intende accrescere indefinitamente la propria capacità di realizzare qualsiasi scopo e di andare e di agire in qualsiasi direazione.

“Il Declino del Capitalismo”, E. Severino, BUR, Pg. 139

Intelligenza artificiale ed espansione cieca

Si fa un gran parlare di intelligenza artificiale e certamente ciò è possibile perchè potenzialmente gli ambiti di applicazione sono così tanti da non riuscire a vederne un profilo definito. Quando Konan Jean e Claude Kouassi hanno scritto “A Comprehensive Overview of Artificial Intelligence“, hanno individuato gli 8 pilastri su cui è stata fondata l’intelligenza artificiale. Ma molti di questi pilastri (ad es.: le neuroscienze) sono sovrastrutture di altre discipline a cui l’intelligenza artificiale può essere estesa (ad es.: neurologia, biologia, etc…). Non c’è una direzione precisa che l’intelligenza artificiale sembra poter prendere: piuttosto sembra essere applicabile a tutto, espandibile alla cieca su qualsiasi ambito, dal diritto all’ingegneria, dall’architettura alla letteratura. Non c’è un confine netto e ciò la distingue dall’automazione. Nei processi di automazione la macchina che sostituisce l’operaio ha, invece, molti confini.

  1. Ha un confine spaziale: la macchina occupa uno spazio preciso e solo quello. Non può “uscire” da quello spazio fuori del quale non avrebbe uno scopo.
  2. Ha un confine funzionale: la macchina esiste per svolgere funzioni precise, oltre le quali non è più necessaria.
  3. Ha un confine operativo: la macchina svolge alcuni movimenti e solo quelli. Non è necessario che ne svolga altri.

Nelle fabbriche degli anni ’70 che sviluppavano l’automazione, i processi fondamentalmente rimanevano i medesimi sia che fossero operati dall’uomo, sia che fossero operati da una macchina; certamente i tempi, la precisione e la tecnica potevano migliorare, ma una fresa rimaneva una fresa. L’intelligenza artificiale ha messo l’essere umano davanti ad una tecnologia mutante nella dimensione spaziale, operativa e funzionale. Non è mai accaduto prima d’ora un evento di questo tipo e le domande in merito ai rischi sono più che lecite, sono doverose.

Impulso, teocrazia e tecnocrazia

Impulso è un termine di origine latina, significa essenzialmente spingere. L’impulso richiede almeno due attori: colui che spinge e colui che è spinto. Nella straordinaria complessità dell’essere umano, le pulsioni emotive, mentali, spingono l’agire dell’uomo: tutto si sviluppa al suo interno e talvolta si realizza all’esterno (si pensi ad un’opera d’arte ad esempio). Nella macchina può avvenire la stessa dinamica anche se per cause differenti; a questo proposito c’è un’analogia meravigliosamente intrigante scritta da Carlo Sini:

Nell’età degli dei l’automa imitativo è il sacerdote, ovvero la comunità sacrale.

“L’Uomo, La Macchina, L’Automa”, C. Sini, Bollati Boringhieri, Pg. 100

L’uomo è l’automa degli dei: esegue i riti che gli sono stati tramandati dalla divinità per comunicare con la divinità che è ultronea alla dimensione umana. Senza quei riti non si può comunicare con la divinità, senza quel sacerdote non si può avere un canale di comunicazione con il piano divino. Vi è un impulso: il sacerdote spinge la preghiera, la divinità è spinta a rispondere.

Il paradigma si ripete tra uomo e intelligenza artificiale ma c’è una variabile essenziale: alla base non vi sono riti, credenze e simbologie, bensì numeri e tecnica. L’uomo è il dio e l’intelligenza artificiale è il sacerdote che esegue i riti impartiti dal dio-uomo. Bisognerebbe, anzi è obbligatorio, citare la Teogonia di Feuerbach che scrisse al proposito:

Se l’uomo potesse ciò che vuole allora mai e poi mai crederebbe ad un dio, per la semplice ragione che egli stesso sarebbe dio.

Fonte: “Teogonia”, Ludwig Feuerbach, Laterza, Roma-Bari, 2010, p. 51.

Tuttavia, nel rapporto classico con la divinità il livello umano rimane separato e ben distinto con regole indipendenti da quelle divine. I greci avevano ben presente questa distinzione e mantenevano i piani ben separati: l’uomo che pregava Zeus, era consapevole di pregare un altro piano che aveva il nome di Olimpo a cui gli esseri umani non potevano accedere nammeno a morti.

Nel rapporto con l’intelligenza artificiale, il livello umano viene profondamente e radicalmente modificato da un’entità non umana ma che imita la mente umana. Vi è una similitudine che porta la coesistenza di “dio” e “sacerdote” sullo stesso piano. Severino sarebbe d’accordo con Feuerbach: l’impulso della tecnica ha modificato radicalmente la società che è passata da una società capitalistica ad una tecnocrazia in cui il piano divino svanisce e con esso anche i riti.

L’affidarsi a Dio incomincia ad apparire come alienazione e rinuncia dell’uomo a se stesso, quando non si crede più che l’infinita potenza di Dio sia qualcosa di esistente.

“Il Declino del Capitalismo”, E. Severino, BUR, Pg. 139

In definitiva l’impulso era presente nella teocrazia, ma è rimasto presente anche nella tecnocrazia, il cambiamento è stato nella transizione dall’una all’altra con un trionfo della dimensione tecnica nei confronti della dimensione spirituale.

Decidere in condizioni d’urgenza

Sembra quasi un ossimoro: decidere qualcosa di particolarmente complesso, in condizioni d’urgenza è caldamente sconsigliato ma è divenuta ormai una prassi. Al “Climate Change 2022”, Jim Skea, co-chair dell’IPCC, espone l’urgenza di una situazione rimandata per troppo tempo e praticamente sulla soglia della irreversibilità: un processo con effetti “a domino” che prevede, tra le conseguenze, il collasso della foresta amazzonica, lo scioglimento del Polo Nord, e il rallentamento della circolazione oceanica attorno al Polo Nord che manifesterebbe i suoi effetti soprattutto sul clima dell’Europa.

In condizioni di urgenza non si può scegliere in modo avveduto ma sarà necessario farlo e tra le varie decisioni da prendere alcune potrebbero riguardare proprio l’implementazione di soluzioni tra cui l’intelligenza artificiale come elemento di contrasto e mitigazione ai rischi ecologici. Il punto non è l’utilità dello strumento (perchè tale è la IA), il punto è l’adozione di una soluzione complessa senza avere la visione completa del problema.

Conclusioni

L’avvento dell’intelligenza artificiale, se di avvento si può parlare dati gli studi ormai consolidati da tempo, è stata accolta con meraviglia e stupore. Sentimenti giustificati e ben riposti che hanno fatto quasi subito nascere però perplessità e preoccupazioni. Un tumulto di emozioni che si riassume con una domanda: dobbiamo temere l’intelligenza artificiale?

Questa domanda è mal posta: non si deve temere l’intelligenza artificiale ma l’eventuale errata applicazione da parte dell’uomo. C’è un proverbio latino molto interessante di Publilio Sirio: ab alio expectes alteri quod feceris ossia aspettati da uno, quello che hai fatto ad un altro. Credo sia una frase interessante: l’intelligenza artificiale farà ciò che noi le chiederemo di fare ma anche di non fare. La responsabilità sarà nostra, solamente nostra.