Transumanesimo: la relazione tra tecnologia e uomo

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Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, è tornato a diffondersi il termine transumanesimo. Cerchiamo di capire che cosa è, quali implicazioni ha per la società e, soprattutto, che relazione c’è con la tecnologia.

Il transumanesimo è un movimento sociale riconducibile all’attuale epoca storica che mette al centro del suo interesse lo sviluppo tecnologico. La forma del transumanesimo non è “definita” in un perimetro preciso: c’è chi lo considera un movimento sociale e chi, addirittura, una religione. Proviamo quindi ad effettuare un rapido passaggio sui principali aspetti di discussione, approfondirli in modo compiuto sarebbe davvero troppo lungo.

Il rapporto con la religione

A parer di chi scrive la visione religiosa del transumanesimo non trova molto fondamento: una religione deve ruotare intorno ad una dimensione divina, ad un’assemblea di religiosi e ad una dottrina che, almeno al momento, non sono stati formalizzati. Ci sono stati dei tentativi di creazione di religioni come, ad esempio, la “A Way of the Future” creata da Levandowski (per approfondimenti cliccare qui), inizialmente accantonata e che proprio in queste settimane sarebbe stata ripresa in considerazione dallo stesso Levandowski. Il motivo per cui si tende ad associare il transumanesimo alla componente religiosa deriva, probabilmente, dal fatto che nella post-modernità (il periodo precedente al transumanesimo) si sono sviluppati i temi derivanti dalla New Age che, nel mondo, ha portato una grande diffusione di religioni, credenze e spiritualità. Il transumanesimo eredità tale diffusione ma, in un qualche modo, dovrà adattarlo al contesto tecnologico attuale. Ecco perchè “A Way of the Future” è stata ripresa recentemente, perché in precedenza l’idea non trovava una sponda sufficientemente interattiva alla proposta. Il transumanesimo si colloca, tra l’altro, al vertice dell’immediatezza: in antitesi con la visione tradizionale del rito religioso (che richiede tempi e figure specifiche per essere amministrato). Questa immediatezza era già ben nota fin dall’epoca post-moderna, come fa notare il teologo P. Sequeri:

Tratto qualificante della figura postmoderna della religione è quello per il quale il rapporto tra vissuti personali inespressi (emotivi) e immagini religione è realizzato in forme immediate […] Il narcisismo di una religione gnostica e il dispotismo di una religione sacrificale si trascolorano l’uno nell’altro, nutrendosi degli stessi argomenti e delle stesse aspirazioni. L’autoreferenzialità religiosa dell’io-atomo e quella dell’io-massa sono ormai soltanto superficialmente distinte nel postmoderno

Fonte: AA.VV., “La Religione Postmoderna”, Ed. Glossa (2003), Pg. 16 e 81

La religione è quindi mutata da fenomeno collettivo a fenomeno individuale, da rito dottrinale a rito personalizzato e autoreferenziale, in alcuni casi definita anche libidica. Giova ricordare, in tal senso, il titolo premonitore di Nietzsche “La caduta degli idoli” che, per l’appunto, sembrava preannunciare quanto poi sarebbe accaduto. Nel 1989 Emanuele Severino scrisse il libro “La Filosofia Futura” di cui si riporta quanto segue.

In futuro la scienza possa non solo connettere intelligenze artificiali a corpi con fattezze umane, in modo da ottenere individui completamente indistinguibili dagli individui umani generati naturalmente, ma possa anche aumentare indefinitamente le possibilità mentali e fisiche dell’uomo naturale, rendendolo un “superuomo”, e anzi avvicinandolo sempre di più a “Dio”. Che l’uomo voglia diventare Dio è una delle esperienze più antiche e ricorrenti della civiltà umana.

Fonte: E. Severino, La filosofia futura: oltre il dominio del divenire, Nuova ed., riv.1. ed. in Biblioteca Universale Rizzoli : BUR Saggi. Milano: RCS Libri, 2006, pagina 138.

Il rapporto con la tecnologia

È importante capire che il transumanesimo non si basa esclusivamente sulla tecnofilia, ossia sull’amore per le tecnologie. Il transumanesimo ha uno scopo differente: sconfiggere la finitudine umana e risolvere i limiti biologici che caratterizzano la “creatura-uomo”. Per fare questo passo importante e radicale, la tecnologia è il pilastro portante con cui si esprime la tecnica. Questo è il rapporto con la tecnologia ed è pertanto molto più viscerale di un semplice entusiasmo o tecno-entusiasmo per citare l’amico Andrea Lisi. Al centro del transumanesimo c’è un uomo ma non più come creatura della natura, non come prodotto finito del mondo naturale ma come creazione ibrida. Nato dalla natura, evoluto dalle tecnologie che, di fatto, gli permettono di risolvere quei confini imposti dalle malattie e dalla “fragilità” dell’essere una creazione naturale. Alterare il ciclo di vita di un essere umano è cosa nota: si pensi, dati alla mano, che è anche grazie a questa alterazione che la speranza di vita si è alzata negli ultimi 150 anni.

Nel 1900 l’eta media era di 32 anni, mentre nel 2021 l’età media è stata alzata a 72 anni: un rialzo notevole che non può essere non associato anche allo sviluppo tecnologico. Il rapporto con la tecnologia sta quindi cambiando perchè siamo abituati ad intendere la tecnologia come portatrice di comodità e di facilitazioni. Raramente, tuttavia, si pubblicizzano gli aspetti meno positivi dello sviluppo tecnologico che, invece, sono sempre presenti esattamente come per qualsiasi altro ambito. Il principale è imputabile alla forma, più che alla sostanza e sarà spiegato meglio nel capitolo successivo. Vi è tuttavia un ulteriore aspetto negativo della tecnica: la limitazione del pensiero critico. Se un’entità tecnologica è fonte di verità e se tale verità è considerata indiscutibile o incontrovertibile, a cosa serve “ragionare criticamente” su tale verità? La verità perde di senso perchè tutti sono convinti di possederla nessuno mette in dubbio criticamente la verità.

Addio alla verità: così potremmo esprimere, in maniera più o meno paradossale, la situazione della nostra cultura attuale, sia nei suoi aspetti teorici e filosofici, sia nell’esperienza comune.

Fonte: “Addio alla verità”, G. Vattimo

In questo contesto, così pericolosamente attuale, vale la pena citare una frase di Hanna rendt negli appunti del suo diario “chi, in un contrasto di opinioni, afferma di possedere la verità, esprime una pretesa di dominio“.

Il rapporto con il marketing e la società

Nel transumanesimo il marketing e la comunicazione stanno operando una complessa azione di promozione attraverso due operazioni ben definite:

  1. Semplificazione di concetti complessi al punto da renderli così tanto elementari che, talvolta, vengono snaturati dal loro senso effettivo (si veda ciò che è stato fatto con il termine intelligenza artificiale).
  2. Creazione della domanda al posto degli utilizzatori e questa è una strategia ormai nota e molto efficace nell’ambito tecnologico. Poichè gli utenti non sono sempre in grado di sviluppare una loro necessità di prodotti/servizi in ambito tecnologico, sono le stesse aziende che insinuano il desiderio di acquisto.

Il marketing e la comunicazione hanno quindi un ruolo centrale nel processo di sviluppo e nella diffusione delle tecnologie anche se, ovviamente, non è detto che ciò sia direttamente un beneficio. C’è un palese problema di consapevolezza nell’uso delle tecnologie: non solo delle nuove tecnologie ma anche di quelle che ormai si dovrebbero considerare vecchie.

I grafici riportati precedentemente mostrano la tendenza di diffusione delle tecnologie di comunicazione internet e dei relativi supporti mobili. Il secondo grafico, invece, mostra la capacità dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni di utilizzare in modo corretto i software di presentazione. I due dati trattano tematiche diverse ma affini: la diffusione delle tecnologie non è direttamente proporzionale con la diffusione della conoscenza.

Oltre a questo dobbiamo considerare i fenomeni legati al contesto in cui si affermano le tecnologie. Il Sole 24 Ore ha ripreso i dati del convegno promosso dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2023 e denominato “La salute degli adolescenti: i dati della sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022“.

l 32% dei ragazzi e il 40% delle ragazze adolescenti non dichiara livelli elevati di sostegno familiare, un trend peggiore rispetto alla rilevazione di 5 anni prima. In particolare, il 48% delle ragazze e il 39% dei ragazzi di 15 anni non si confida con i genitori, e le ragazze di 13 e 15 anni, rispetto ai ragazzi coetanei, hanno una maggiore difficoltà a parlare con la figura paterna.

Fonte: Sole 24 Ore (link)

Il marketing e la comunicazione però comunicano quella “semplicità” che è tanto cercata in questo periodo, senza troppe domande in merito all’utilità. Una tecnologia “semplice”, che si sa utilizzare ma che non si padroneggia, non è di alcuna utilità e rischia di causare danni collaterali difficili da prevedere. Questo ci porta ad un altro tassello logico: quello tra tecnologia e diritto.

Il rapporto con il diritto

Pochi giorni fa è stato pubblicato un articolo veramente molto interessante dell’Avv. Paolo Galdieri sul “Il Quotidiano del Sud”, è importante riflettere su quanto scrive Galdieri in merito alla gestione del nostro ordinamento giuridico.

Di fronte ad episodi di questo tipo è lecito interrogarsi se nel nostro ordinamento possa essere considerato reato la violenza sessuale commessa nel metaverso o comunque se possano essere ritenuti reati alcune condotte ivi commesse. […] tenderei ad escludere, sulla base delle norme vigenti, la possibilità di applicare norme come quella della violenza sessuale, che “tirano in ballo” la fisicità. Se è vero, infatti, che è ammessa la c.d. violenza sessuale virtuale, la stessa è riconosciuta in quanto, anche se a distanza, ci si muove contro un individuo “in carne ed ossa”.

Fonte: “Rete e reati: l’emotività del momento non può guidare il legislatore”,P. Galdieri, Il Quotidiano del Sud, 29/01/2024, Pg.1-4, Foglio 2/3

I giuristi conosco bene il problema che si sta manifestando: il diritto ha una velocità evolutiva decisamente più lenta della tecnologia. Galdieri correttamente suggerisce alcune soluzioni tra cui: “evitare di normare d’impeto“.

Da anni si parla, inoltre, di un processo di delegificazione e di semplificazione del quadro normativo nazionale: l’Italia ha circa 160 mila norme, di cui poco più di 71 mila approvate a livello nazionale e 89 mila dalle Regioni e dagli Enti locali (fonte: ANSA) e volendo mettere questo dato in forma grafica paragonando l’Italia ad altri paesi il risultato è il seguente.

È un risultato sconcertante: nemmeno sommando tutte le leggi dei tre paesi si arriva a raggiungere quelle Italiane: 15.000 contro le 160.000 italiane. I giuristi conosco benissimo questa situazione, oltre a considerare che questa esorbitante differenza non garantisce maggior tutela ma indubbiamente incide pesantemente sulla burocrazia.

La cosa sorprendente del diritto è che funziona: Galdieri ha ragione quando scrive “il nostro sistema giuridico è sufficientemente attrezzato a far fronte alle novità tecnologiche“. Ma perchè il nostro sistema giuridico funziona? Probabilmente perchè i principi sottesi alle norme sono sempre validi, perchè sono quelli a muovere le norme e sono quelli a sorreggere la società. Ha ragione quindi ad affermare che il diritto non deve inseguire la tecnologia: non ce n’è bisogno, anzi sarebbe un clamoroso errore.

Il rapporto con l’etica

Per ultimo va analizzato il rapporto tra il transumanesimo e l’etica e non è un rapporto facile, soprattutto se si dovesse iniziare dalla definizione di etica.

riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane

Fonte: Treccani

Bisogna quindi parlare, come esempio principe, di quella che potremmo definire l’etica della morte. Quando Bonito scrive di possibili idee emergenti riguardo il potenziamento prestazionale del corpo umano, si rivolge proprio a questo tema. L’idea di allungare la vita degli esseri umani oltre la misura naturale, significherebbe creare uno squilibrio nelle risorse disponibili sul pianeta; ma anche l’idea di allungare eccessivamente la vita porterebbe a tale squilibrio che, in prima istanza, si manifesterebbe con un sovraffollamento del pianeta con tutte le conseguenze che ne deriverebbero.

La morte, come atto naturale di regolazione dei cicli di vita, è quindi etica: mantiene bilanciato il rapporto tra risorse disponibili e opportunità di vita. In un certo senso è possibile affermare che vi sia per l’appunto un’etica nella morte.

D’altro canto però l’uomo cerca l’immortalità per sconfiggere una delle sue più grandi paure: la sua finitudine ma questa ricerca lo porterebbe di fronte al dilemma della limitazione delle risorse disponibili e, subito dopo, a valutare di sacrificare parte dei suoi simili per un suo vantaggio.

Conclusioni

Senza immaginare un futuro distopico, è importante comprendere quanto la tecnica stia cambiando rapidamente e intensamente il mondo. L’affrancamento dalle normali regole naturali impone un’attenzione superiore al fine di mantenere quell’equilibrio etico di cui si è parlato precedentemente.