Telelavoro: mancano le basi culturali non tecnologiche

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In queste ore si stanno cominciando ad affollare gli articoli sul telelavoro, soprattutto dopo l’incremento della diffusione del CoronaVirus ma l’Italia è davvero pronta a questa “rivoluzione”?

Le norme sul telelavoro in Italia hanno un’origine piuttosto vecchia, cosa che dovrebbe spingerci a pensare che si tratti di un argomento sviscerato e ben regolamentato. Diciamo che è dal 1998 che l’Italia si sta attivamente orientando verso questa tipologia di lavoro, attraverso norme, regolamenti, decreti ma la realtà spesso differisce dalla teoria e la condizione di applicabilità potrebbe venir meno.

Che cosa è il telelavoro

Il telelavoro è la possibilità di eseguire le normali attività di ufficio in una postazione remota rispetto a quella d’ufficio (ad esempio casa), utilizzando un’insieme di tecnologie finalizzate a permettere questa transizione. Sono quindi coinvolti una moltitudine di fattori tra cui:

  • L’adozione di standard documentali.
  • L’utilizzo di reti sicure.
  • L’impiego di sistemi “comuni”.

Il problema è culturale

Dal punto di vista tecnico molte attività si potrebbero svolgere in buona parte, se non interamente, presso una sede remota. Non è certamente un problema tecnico quello che tiene lontano il telelavoro dalle scrivanie degli italiani. I fattori, a mio personale avviso, sono da ricercarsi in due fenomeni entrambi di natura culturale.

Il primo è legato ad una concezione tradizionale e piuttosto obsoleta del lavoro: si ritiene che per lavorare sia necessario stare dietro una scrivania in un luogo specifico chiamato “ufficio”. Ciò impedisce la creazione di un’idea di lavoro “per obiettivi”, modello che sembra funzionante e già in atto presso gli Stati Uniti da diversi anni. Lavorare per obiettivi svincola il dipendente dall’obbligo delle otto ore lavorative ma lo vincola a presentare “quel determinato obiettivo lavorativo” entro un certo tempo. Chiaramente questo è possibile per tutte le professioni che non devono erogare un servizio entro una finestra oraria ben precisa (call center, segreterie, etc…).

Il secondo problema è legato ad un fatto culturale di responsabilità della sicurezza. In proporzione sono pochi quei reparti tecnici che decidono di “aprire” in modo sicuro le proprie reti all’esterno: assumendosi la responsabilità di gestire il traffico lecito come quello illecito. Generalmente si risponde con “per ragioni di sicurezza non è possibile”, dimostrando la completa incapacità a svolgere il proprio lavoro che, invece, dovrebbe prevedere la creazione di un dominio di lavoro sicuro.

Cogliere un’opportunità: vediamo come…

L’aumento dei casi di coronavirus sta spingendo molte aziende ad attivare il telelavoro: sarebbe utile cercare di inquadrare questo fenomeno come un’opportunità e non come un ostacolo allo sviluppo di questa modalità lavorativa. Ci sono certamente alcuni accorgimenti utili da prendere ma questi non differiscono poi molto da quelle regole di buon senso che dovrebbero essere adottate in ogni circostanza.

  • L’accesso a sistemi e applicazioni dovrebbe essere assoggettato a credenziali.
  • Le credenziali dovrebbero essere robuste (v. articolo), raccomandato l’utilizzo di autenticazioni a due fattori.
  • Le connessioni a sistemi remoti dovrebbero essere permesse mediante VPN che oggi possono essere facilmente configurate anche sui client.
  • Politiche di disaster recovery e business continuity dovrebbero essere in atto e sono caldamente consigliate.
  • Politiche di logging nel rispetto di quanto stabilito dal GDPR permetterà di monitorare in modo sicuro ed efficace la situazione.
  • Raccomandato un manuale delle procedure atto a supportare l’utente per le operazioni più semplici: quali formati documentali usare, quali software, come gestire le comunicazioni.
  • L’accesso ai vari servizi può essere ulteriormente segmentato applicando delle finestre di abilitazione orarie che possano escludere le connessioni, ad esempio, in orari notturni in modo da salvaguardare maggiormente la sicurezza se necessario.

Tenete presente che parte di queste attività, una volta realizzate, dovranno essere solo aggiornate periodicamente. Il reparto tecnico si occuperà di filtrare la comunicazione in entrata ed in uscita per impedire eventuali connessioni non desiderate. L’implementazione del telelavoro può essere accompagnato da interventi di semplficazione e digitalizzazione di procedure ma, soprattutto, da una rivalutazione del comparto informativo in ottica di ottimizzazione e risparmio.

Riferimenti utili

Disciplina per l’attuazione del telelavoro – https://www.mise.gov.it/images/stories/trasparenza/disciplina_Telelavoro.pdf